Teologia pastorale

“Fratelli Tutti”: una lettura interreligiosa

  24 marzo 2021

Uno dei compiti fondamentali della teologia pastorale, nell’ambito delle discipline teologiche, è quello di scrutare il mondo e la storia per riconoscervi i segni con cui «lo Spirito parla alle Chiese». È in questa prospettiva che nel pomeriggio di lunedì 22 marzo, sulla piattaforma Zoom, si è svolta una tavola rotonda dal titolo Fratelli tutti. Una lettura interreligiosa, organizzata dall’Istituto di Teologia Pastorale della Facoltà di Teologia dell’UPS. Si sono confrontati sull’ultima lettera enciclica di Papa Francesco personalità appartenenti a diverse confessioni religiose: la monaca e vice-presidente dell’Unione Induista Italiana Svamini Hamsananda Ghiri, il presidente della COREIS Imam Yahya Pallavicini, il prof. don Carmelo Torcivia della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e la regista teatrale Miriam Camerini.

Ha moderato l’incontro il prof. Sahayadas Fernando, che nella sua introduzione ha evidenziato come la scelta del confronto interreligioso è coerente con l’attenzione che Fratelli Tutti  rivolge al tema del dialogo fra le religioni.

Dopo gli indirizzi di saluto del Rettore magnifico, prof. Mauro Mantovani, e del Decano della Facoltà di Teologia, prof. Antonio Escudero Cabello, ha preso per prima la parola Svamini Hamsananda Ghiri, che nel suo intervento ha messo in evidenza il “filo rosso” che lega Fratelli Tutti alla Laudato Si, passando per il Documento sulla fratellanza umana di Abu Dhabi: il tema del bene comune e del come perseguirlo. Ha evidenziato, inoltre, come vi sia piena consonanza tra la parabola biblica del buon samaritano, fulcro dell’enciclica, e gli insegnamenti presenti nei Veda e nelle Upaniṣad, in quanto tutte espressioni di una spiritualità che assume fra gli atteggiamenti qualificanti la compassione. Questa consonanza, secondo la relatrice, è indicativa dell’importanza, per ogni credente, di tornare sempre alle fonti scritturistiche, da cui trarre sostegno per atteggiamenti che sostengano, nonostante i conflitti che attraversano il contesto multireligioso odierno, la costruzione di un’autentica fraternità.

Ha preso la parola per secondo l’Imam Yahya Pallavicini, uno degli esponenti musulmani italiani più importanti nonché uno dei più attivi nel dialogo interreligioso, aprendo il suo intervento con parole di gratitudine per questa occasione di confronto fraterno. Proprio la fratellanza esercitata attivamente è l’antidoto determinante contro i pericoli derivanti dall’estremismo religioso, che degenera fino al fratricidio. È fondamentale, però, tener presente il valore religioso del documento, che critica, infatti, gli atteggiamenti che negano l’apertura religiosa dell’essere umano, e che proviene da colui che riveste il ruolo di massima autorità spirituale della Chiesa cattolica, per quanto scelga un atteggiamento di umiltà. La sfida, quindi, è costruire la fraternità tra persone radicate nella verità della propria fede e capaci di scoprire il «miracolo della fede e della spiritualità» anche tra i fratelli e le sorelle di altre appartenenze religiose.

Il terzo intervento della tavola rotonda, tenuto dal prof. don Carmelo Torcivia, è partito dalla constatazione di come Fratelli Tutti stia avendo, in ambito cattolico, una recezione difficile e problematica, probabilmente anche a causa del fatto che, in ambito teologico, il tema viene relegato all’insieme delle questioni morali, tralasciando le implicanze che avrebbe nella riflessione sistematica. Fa poi notare come nella lingua greca il termine fraternità sia un’invenzione biblica: la sua prima occorrenza si trova nel secondo libro dei Maccabei, e indica la comunanza di origine da un unico grembo. Nel Nuovo Testamento, il termine è ripreso nella prima lettera di Pietro per riferirsi alla Chiesa. Non bisogna, quindi, intendere il messaggio sulla fraternità come generica esortazione a volersi bene, ma come invito a costruire una “struttura” capace di promuovere e garantire relazioni fraterne. Per costruire questa “struttura”, le religioni assumono una funzione fondamentale di testimonianza della comune origine del genere umano da un unico Padre.

È da Gerusalemme, città santa dei tre monoteismi, che ha preso la parola Miriam Camerini, una delle prime donne ebree a studiare in un’istituzione ortodossa per accedere al rabbinato. La sua riflessione ha preso le mosse dalla storia dei patriarchi biblici, dove le relazioni tra fratelli sono centrali e caratterizzate da conflittualità. Particolarmente interessante è la lettura midrashica operata sulla vicenda della matriarca Rebecca, che percepisce Giacobbe lottare con Esau nel suo grembo: Esau viene, infatti, interpretato come l’altro-da-Israele, un altro col quale il rapporto è segnato dalla conflittualità. A seconda delle epoche, quindi, è letto come rappresentazione di Babilonia, di Roma e del suo impero, e anche della cristianità. Quanto all’enciclica Fratelli Tutti, è difficile sintetizzare in poche parole la sua accoglienza in ambito ebraico, considerando anche la lunga storia di conflitto tra i figli di Abramo, ma si può dire che la fratellanza nel rispetto delle differenze è un carattere proprio dell’ebraismo, che ha sempre vissuto l’esperienza dell’essere diversi e di esserlo con fierezza.

Agli interventi dei relatori è seguito un momento di domande e dibattito, dopo il quale ha preso la parola il direttore dell’Istituto di Teologia Pastorale, prof. Salvatore Currò, che nelle sue conclusioni ha espresso gratitudine per la ricca e profonda condivisione sperimentata. Il radicamento nella propria identità e l’accoglienza dell’altro sono due atteggiamenti che non si escludono ma che anzi fanno alleanza tra loro. Le persone di tutte le fedi sono sfidate a vivere in maniera profonda la trascendenza, sentendosi creature che non cominciano da sé la propria vita. Ha concluso facendo presente il valore della Tavola rotonda appena svolta come segno piccolo e grande di un cammino che sfida l’umanità intera.