In continuità con il testo di Roman Murawski, “Storia della catechesi” (LAS 2021), il volume Storia della Catechesi. Dire Dio nel Medioevo di Luigi La Rosa intende offrire un quadro complessivo della proposta catechistica elaborata dalla Chiesa nell’arco del lungo periodo medioevale. Uno studio che evidenzia due chiari legami di continuità tra catechesi antica e medioevale: la trasmissione del contenuto essenziale della fede cristiana, sintetizzato nel Credo e nel Padre nostro, nel quadro di una mentalità profondamente simbolica. Segue l’illustrazione delle categorie concettuali, bibliche, simboliche e razionali, sottese alla realizzazione della strumentazione catechistica, agli stili di evangelizzazione e di vita cristiana maturati nell’età di mezzo.
Giuseppe Biancardi, docente di Catechetica della nostra Università, ci aiuta a comprendere meglio alcuni aspetti chiave del libro “Storia della Catechesi. Dire Dio nel Medioevo”.
Cosa vuol dire parlare di storia della catechesi nella prospettiva suggerita dalla catechetica?
Significa sviluppare una riflessione completa in tema di catechesi. In ambito catechistico, come del resto in tutto ciò che attiene alla pastorale, una riflessione che voglia essere completa prende sempre le mosse dalla “situazione”; non solo però dalla situazione o realtà attuale, ma anche da quella passata, cioè dalla storia. Posso ricordare a questo proposito quanto ha scritto anni fa il ben noto catecheta dell’UPS prof. J. Gevaert circa il lavoro dei catecheti: «Questo lavoro non si limita alla sola prassi della catechesi che, di fatto, esiste, ma comprende anche la riflessione sulla catechesi fatta da numerosi studiosi. La storia della catechesi fa parte di questa esplorazione e organizzazione della realtà catechetica». Il catecheta parte precisamente dalla storia e dall’attualità del suo oggetto di studio per valutare criticamente quello che è stato fatto e si fa, ai fini di progettare e programmare una proposta catechistica sempre più efficace. Se dimentica il punto di partenza, cioè il dato storico, parte… dai tetti e non dalle fondamenta, con rischi facilmente immaginabili.
Perché questo libro può essere un importante strumento per responsabili e animatori della catechesi?
Penso che un libro dedicato alla storia della catechesi medioevale possa risultare utile per più di un motivo a chi è impegnato in ambito catechistico e catechetico. Insegna, ad esempio, che nella comunicazione catechistica non ci si deve fossilizzare su un unico strumento, sia pur autorevole, come il catechismo. La catechesi dell’evo medio ci offre infatti una panoramica quanto mai variegata di sussidi; calibrati, oltretutto, in funzione delle capacità recettive dei destinatari della proposta cristiana. Ci insegna – ancora – l’importanza della pluralità dei linguaggi della catechesi: narrativo, iconico, poetico, teologico, allegorico, teatrale, ecc., ecc. Se vogliamo, è la “lezione” della inculturazione; un principio oggi molto studiato, dato teoricamente per pacifico ma non sempre applicato in più ambiti della prassi ecclesiale. Insomma, anche la storia della catechesi, pure quella medioevale, ricorda ai catechisti e catecheti di oggi che essi… sono seduti sulle spalle dei giganti. Una buona lezione di umiltà!